Palio dell’Uva
Il mito nella tradizione
Il mito su cui affonda le sue fondamenta la fondazione del Palio dell’Uva di Barcon, risalente probabilmente agli anni ’20 del 1800, ci racconta di una società rurale, incline e dipendente dal frutto della terra e del lavoro manuale, intrisa di antiche leggende e tradizioni. Dobbiamo immaginarci questo clima per pensare a quegli anni, caratterizzati dalla dominazione della nobile famiglia dei Pola (ai tempi già condannata ad un declino inevitabile, che portò col tempo all’estinzione totale della genealogia), legata a questo paese fin dal medioevo.
E dal verde dei campi ottocenteschi emerge la storia di un sistema agricolo composto da proprietari terrieri e famiglie di braccianti, che dalla coltivazione dei campi trae tutta la sua sussistenza. L’accordo tra i proprietari terrieri e i contadini è regolato dal sistema della mezzadria, ma troppo spesso il beneficio della coltivazione pende verso la parte del concedente, mentre il contadino deve cedere controvoglia buona parte del frutto dei suoi suoi sacrifici. Dentro Villa Pola è situato un grande vigneto, e molte famiglie, provenienti da tutte le zone di barcon, traggono sostentamento solo da questo lavoro.
Ogni anno, in occasione della festa di San Michele Arcangelo, ogni contrada del paese festeggia il patrono organizzando un ristoro comune, con cibo e vino, cosicchè ognuno possa godere di un giorno senza rinuncie; vi sono quindi quattro festeggiamenti coincidenti, e presto si sviluppa una concorrenza tra questi a proposito dell’abbondanza dei banchetti.
Nell’anno 1824 tuttavia, la vite da poco frutto, e tutte le contrade vedono difficile reperire del vino per i festeggiamenti. Così, durante la vendemmia, molte mani raccolgono e nascondono agli occhi dei Pola i grappoli più corposi, per non veder sfumare ciò che per tutti è un giorno nel quale bisogna finalmente rasserenarsi senza aver premure. Questo innesca una tensione tra i braccianti delle varie contrade, fino a che a tutti non balena la stessa idea: sottrarre tutti i grappoli che possono essere presi senza destare troppi sospetti di notte, in modo da prevalere, nella festa del patrono, sulle altre contrade.
Di notte però i portoni della villa sono chiusi, ed è impossibile entrarci, a meno che non si passi per un piccolo pertugio creatosi accanto al portone del lato est. E’ per questo che vengono reclutati dei fanciulli che, nella notte tra il 23 ed il 24 Settembre, corrono più veloce che possono per accaparrarsi il frutto conteso.
Da quell’anno fino alla demolizione di Villa Pola, assieme al suo vigneto, la competizione settembrina si ripeté costantemente, diventando tradizione e divertimento dei più piccoli.